Offerta alla Città Sommersa, Tazzu e Jok.

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view post Posted on 18/1/2011, 22:36
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Per l'occasione fece lucidare il suo elmo. Le corna d'oro illuminavano la sala buia, riflettendo la poca luce che filtrava dalle finestre.
Per l'occasione indossò il suo mantello, anch'esso rifinito con fili d'oro. Sorrise, non poteva presentarsi davanti all'Imperatore di Altantide come un qualsiasi Asgardiano.
Dopotutto, lui non lo era.

Il suo corpo venne circondato da pura energia, uno scoppio di luce verde che illuminò completamente la sua stanza, per poi sparire in un attimo, alla volta della città sommersa: alla volta di Atlantide, per discutere con il suo regnante di questioni della massima serietà. Riapparì nelle profondità degli abissi, e quando lo fece era di fronte alle porte di quella città persa tra mito e realtà, come Asgard.
La guardò in tutta la sua maestosità, mentre dentro ghignava, come si diceva, pur di risultare scontato, quel giorno avrebbe fatto a Namor un'offerta che non poteva rifiutare: anche perché non contemplava rifiuto.

«Namor.»

Disse, con tono freddo, alle porte della sua città sottomarina, avvolto dalla sua sfera di energia per continuare a respirare.

«Imperatore di Atlantide, qui è Loki, in nome di sé stesso, e vengo qui per discutere di questioni di interesse comune.»

Rimase fermo, poi aggiunse, quasi controvoglia e con un sibilo.

«E vengo in pace.»

Per ora.
Poi attese in silenzio, contemplando quel regno maestoso, e pensando inevitabilmente a quello che doveva essere il suo regno, ma che gli era stato estorto. Ma lui, quel giorno, avrebbe posto le basi per iniziarne il recupero, tessendo abilmente i fili dell'arte in cui eccelleva.
L'inganno.

 
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Tatsumaki
view post Posted on 18/1/2011, 23:42




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Giaceva immobile, avvinto dalle spire dei sogni. Atlantide non era che un ricordo lontano, un'utopia mai realizzata, una mezogna. In quell'istante nulla esisteva...nulla, eccetto lui e il mare. La culla di tutte le sue pene e di tutta la sua forza, il primigenio brodo primordiale, fonte di ogni vita, fra i flutti e i continenti in continuo pellegrinaggio. Il mare era la sua patria, la sua storia, la sua cultura. Il mare era in lui e, abbandonandosi alle onde, scelse di essere parte del mare anch'esso.

Ma allora perché?

Si chiese destandosi.
Perché continuava a sentirsi così diviso? Chi o Cosa era realmente? Per quanto desiderasse soltanto dimenticare, lasciarsi alle spalle simili interrogativi, più ardentemente sperava di riuscirsi più questo dilemma lo perseguitava. Che fare dunque se non condurre una vita divisa come diviso era lui, tra il basso e l'alto di questo povero, piccolo mondo?
Per anni aveva ripudiato le sue origini. Per anni aveva respinto la realtà e la sua vera natura.
Rimanendo seduto si spostò in avanti, posando i gomiti sulle ginocchia e lasciando che i palmi delle sue mani accogliessero un volto pieno di dubbi e frustrazione. Rimase in questa posizione per un minuto che parve eterno, poi, in un guizzo improvviso scattò in piedi e colpì il pavimento con un pugno che spalancò il suolo in un caos perverso di roccia e bolle.

Cani! Se avessi potuto scegliere! Se mai mi fosse stato concesso di avere voce in capitolo mai avrei accettato un'onta simile...che il mondo di superfice sprofondi negli abissi, nessun giovane principe sciocco ed incauto correrà in loro aiuto!

Ma quel breve soliloquio non durò a lungo. Il furore si dissolse mentre il monarca alzava il capo all'improvviso, come un cervo che ode i passi felpati di un predatore ed aguzza lo sguardo e l'udito. Un brivido gelido lo attraversò da parte a parte, una lama fredda che insinuò in lui nuove domande e nuovi dubbi.
Nulla che si muovesse nel suo dominio poteva sfuggire al signore di Atlantide. Nulla, tanto meno un essere dotato di un simile potere: l'acqua vibrò e ribollì, come se un forte calore se ne fosse impossessato. Poi più niente.

Chi osa?!

Il re si lanciò oltre i pesanti portoni lasciando che la lunga veste verde smeraldo scivolasse via, sfrecciando verso l'esterno. Un manipolo di guardie che si stava godendo una breve licensa non potè fare a meno di osservare la scena.

- Hei, Ashta...che succede? -

- Tritone m'infilzi se ne so niente! - Disse un grasso soldato afferrando una lancia tripunte.

- Baltas, Nenia. Seguitemi. -

Lo sparuto gruppo affiancò rapidamente il re e, come se tutto fosse chiaro come il sole, nessuno disse nulla. Namor continuò semplicemente as avanzare al massimo delle sue possibilità.
Attraversarono i quartieri nobili sino a varcare le soglie della periferia più estrema. Lì, oltre i grandi cancelli di Atlantide, Loki, l'ingannatore, sorrideva con semplicità, osservando il corteo in procinto di raggiungerlo.
Namor non sorrideva affatto e più si avvicinava più quel ghigno lo faceva infuriare. Come poteva proprio Loki presentarsi alle porte del suo regno con tanta baldanza? Quale audacia lo conduceva nella valle dei padri, quali artifici aveva in serbo per la gemma degli oceani?
Namor nuotò sino a lui, poi assunse anch'esso la posizione eretta. Fece un semplice cenno ai soldati i quali, armati di semplici tridenti atlantidei, sembravano non temere affatto il nuovo venuto, per quanto lo conoscessero in tutto il suo insidioso essere.

Parla, asgardiano. E sii rapido, perché se tanta è la pazienza che richiedono i tuoi piani meschini ben poca è quella che io posso offrirti oggi.
 
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view post Posted on 19/1/2011, 20:28
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Osservò arrivare Namor e un drappello di uomini, si dirigeva verso di lui nuotando molto velocemente, senza troppe cerimonie, la sua tenuta infatti era tutt'altro che regale.
Quando fu dinanzi a Loki si mise in posizione eretta, per osservarlo meglio, mentre i suoi schiavetti tenevano fissi dei tridenti contro il dio.
Non poté che trattenere una risata, avrebbe potuto se avesse voluto infilzare quel manipolo di soldati con i loro stessi tridenti, tuttavia quella volta era lì per affari.

«Stavo osservando quanto maestoso fosse il tuo regno, Namor.»

Disse, per poi abbassare lo sguardo verso il volto del regnante, quasi contrito.

«Sottovaluti così tanto le fondamenta che vi hai gettato? Credi davvero che avrei tempo di gettare un tranello verso un popolo che non conosco minimamente? E che ne avrei interesse? Mi spiace, Re degli Abissi.»

Sospirò.

«Ma questa volta non sono qui per ingannare nessuno. Non oggi. Non più.»

Si prese un attimo, per permettersi di continuare a parlare.

«Non ingannerei mai una persona a cui vengo a chiedere aiuto.»

Guardò con un lampo i suoi soldati, quasi ricordandosi in quel momento di loro.

«Vorrei parlare con te di questioni di massima importanza per Asgard, e vorrei parlarne in privato. Capisco la tua reticenza e non è necessario che entri nel tuo Impero, ma se rifiuterai di darmi... di darci il tuo aiuto non voglio che ciò che ti vengo a chiedere si sparga. Spero che capirai, Namor.»

Parlava malinconico, quasi come se ciò che si preparava a rivelare gli stesse gravando sull'animo da troppo tempo.

«E spero che tu ti renda disponibile, non per me, ma per la mia terra e i miei... fratelli.»

Poi tacque, aspettando la reazione dell'imperatore alle sue parole, sperando nel congedo dei suoi soldati. Effettivamente, ciò che gli voleva riferire doveva rimanere segreto.

 
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Tatsumaki
view post Posted on 19/1/2011, 22:29




La voce vellutata dell'ingannatore risuonò nelle orecchie del re come un canto di sirena, dolce e brioso, ma carico di presagi funesti.
Per quanto fosse orgoglioso non poteva essere certo di poter contenere qualunque cosa sarebbe successa di lì a poco. Doveva evitare che i suoi uomini rimanessero coivolti, magari perdendo la vita. Non poteva permetterlo e, senza saperlo, fu un passo avanti a Loki e fece il suo gioco contemporaneamente. Con fare accomodante nei confronti del Dio, congedò i soldati con un semplice gesto della mano, uno squoterla svogliato ma eloquente.
Il più anziano dei tre rimase per qualche istante in più rispetto agli altri, osservando il suo re in preda allo sconforto. Perché accettava le condizioni di quell'essere?

Capitano. Fa come ordino.

Scosso da quel torpore dal tono sicuro del suo re il veterano non potè far altro che obbedire. I due furono finalmente soli, alle porte della meravigliosa città sommersa che tante volte aveva subito gli attachi di terribili nemici e che tante volte aveva resistito.
Così sarà anche in questo caso. Pensava il principe mentre i suoi occhi e quelli dell'ingannatore andavano a congiungersi in un'unica visione distorta del mondo.
Namor era più che prevenuto nei confronti di Loki. In passato lo aveva affrontato come vendicatore e assieme ai Fantastici Quattro. Sapeva di cos'era capace. Ma, d'altro canto, ricordava molti incontri simili, avvenuti in giorni lontani. Loki non era il primo nemico del mondo a presentarsi alla sua porta, non era il primo a lusingarlo e, probabilmente, a tentare di ingannarlo. In quest'ultimo caso non sarebbe nemmeno stato il primo a subirne le conseguenze.
Lasciando che questo flusso di pensieri si spegnesse risportò l'attenzione sull'infido.

Sono ormai indifferente ai problemi del mondo di superfice. Tanto meno mi interessano quelli di Asgard. Tuttavia...tuo fratello è sempre stato un uomo d'onore. Per lui e per ciò che rappresenta per la vostra gente, hai il mio permesso di parlare.

Pronunciò quelle ultime parole con una certa enfasi. Per Loki Namor non valeva niente, come qualunque altra creatura all'infuori di lui. Ogni parola che diceva era accompagnata da malia e miele, ma era più che evidente quanto disprezzo vibrasse in ogni sillaba, quanto odio ne facesse parte. Namor sottilineò comunque un particolare non indifferente: Loki era nel suo mondo. Quale che fossero le sue convinzioni, nessuno, nemmeno un Dio, poteva sfidarlo apertamente negli abissi.

Edited by Tatsumaki - 19/1/2011, 23:17
 
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view post Posted on 22/1/2011, 18:06
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Namor congedò i suoi soldati, mentre Loki osservava incuriosito la fedeltà di uno dei tre che li lasciò soli dopo un ulteriore richiesta. Era una cosa mirabile, anche se probabilmente sapeva che se il dio si fosse scatenato, anche se in territorio ostile, lo avrebbe potuto ridurre in briciole senza troppa fatica si ostinava a voler dare il proprio supporto al proprio Imperatore.
Fortunatamente per lui, Loki non aveva intenzione di scatenarsi. La verità era che quegli insetti che gli ronzavano attorno credendo di poterlo uccidere con una puntura erano solo fastidiosi.
Nient'altro.

Poi Namor parlò, con il suo tono autoritario e forte, dicendo che poteva parlare per Thor e la sua gente, in quanto li apprezzava come guerrieri. Dovette contenersi dal gettargli un raggio di energia magica in fronte, continuando a mostrare la calma con cui si era presentato.

«Per loro. Come ho già detto, non vengo qui a parlare a nome loro, ma vengo a parlare per loro. Spero sia la stessa cosa.»

Disse, portandosi una mano al mento, pensando.

«Parlerò dunque. Devi sapere che Jotunheim è un regno simile ad Asgard, popolato da Giganti dei Ghiacci, e sono in conflitto da millenni. Di solito gli Asgardiani vincono senza troppi problemi...»

Come quando lo strapparono dai suoi genitori, per portarlo ad Asgard e renderlo uno zimbello.

«...ma ho ragione di credere che questa volta potrebbe non succedere. Si sono organizzati. Non attaccano ormai da molti secoli, ed è palese che abbiano sfruttato questo tempo per rafforzarsi. Di solito si buttavano in guerra senza pensarci e senza strategia, ma sembra che questa volta il più forte di loro sia anche astuto.»

Parlò, e stava dicendo la verità, quella volta.

«E' riuscito ad unirli, rendendoli terribili. Gli Asgardiani credono di poter batterli ancora, accecati come sono dalla loro sicurezza. Io non ho alcun potere decisionale e non posso oppormi, ma questa volta Asgard potrebbe cadere.»

In acqua una ricostruzione in miniatura di Asgard, evanescente, che inizia a crollare, assediata da ogni parte da giganti. Sposta la mano, e l'illusione svanisce.

«So cosa ti stai chiedendo. Perché dovrebbe fregarmene quando ho congiurato per millenni per farla cadere io stesso. Ho i miei motivi, Namor. Sono motivi già decisi da tempo, che mi porteranno immancabilmente alla morte. Ma non posso permettere che questi Giganti alterino l'ordine. Non è così che deve andare, ma il destino può essere cambiato, lo sappiamo entrambi.»

Restò in silenzio per un attimo, preparandosi a finire il suo discorso.

«Ti chiedo di rifletterci, Namor. Voi Atlantidei siete gli unici a poter rivaleggiare con noi dei, e il vostro supporto potrebbe essere decisivo. Non vengo a mani vuote, ma non voglio neanche comprarti. Sai che sono un potente mago, pertanto per sdebitarmi sentiti libero di chiedermi qualunque cosa. Non chiedo una risposta ora, posso congedarmi e lasciare che tu mi contatti quando avrai deciso. Questo è quanto avevo da dire.»

Poi tacque, lasciando Namor alla sua risposta, che fosse affermativa, negativa o che volesse pensarci.



Edited by Liar - 24/3/2011, 20:51
 
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Tatsumaki
view post Posted on 24/1/2011, 00:05




Ciò che Namor aveva inizialmente inteso come un possibile tranello si rivelò invece come un qualcosa di totalmente nuovo e inaspettato.
Namor non stentava a credere che Asgard versasse in condizioni difficili - e l'idea di una condotta arrogante e troppo sicura delle proprie risorse era assai probabile da parte degli asgardiani - Ciò che riteneva improbabile era piuttosto il reale interesse di Loki. Parlava del destino come di un libro letto più volte, e il suo sguardo, per quanto livido di un sapere maligno e corrotto, non lasciava trasparire altro che non fosse sincera preoccupazione. In qualche modo Loki desiderava davvero salvare Asgard...quali fossero i suoi reali intenti nel contesto, cosa avrebbe tratto dall'intera situazione, non importava al momento. Ciò che più sconvolse Namor fu quella richiesta d'aiuto così sentita. Loki non si aspettava un si, perché sapeva cosa il mondo pensava di lui, ma al tempo stesso credeva che il re si sarebbe mostrato magnanimo nei confronti della sua causa, in virtù di un'esperienza passata di gloriose battaglie e grandi avventure al fianco del suo odiato fratello.
Namor ascoltò con attenzione. Erano passati molti anni dall'ultima volta che aveva preso parte ad un'impresa di quella portata. Al salvataggio di Asgard, dunque. L'inizio di un nuovo, folle viaggio.
Il passato si fece largo nella sua mente con prepotenza, grazie a quell'arma inarrestabile che sono i ricordi. Molto era cambiato da quando il mondo era senplicemente diviso in bianco e nero. Le alte maree si erano susseguite una dopo l'altra e oggi come allora qualcuno bussava alla sua porta. Solo che questa volta non c'erano tedeschi armati di fucili o conquistatori cosmici ad attenderlo, ma un intera nazione di mostri abominevoli. Il che, ironicamente, non era poi così diverso.

Metti da parte le false lusinghe, Ingannatore. Non vorrei davvero coinvolgere il mio regno in una guerra, ma non posso restare indifferente di fronte a un simile scenario. Asgard merita il mio aiuto. Non so cosa tu cerchi di ottenere da questa richiesta di alleanza. Forse i tuoi interessi sono realmente legati a quelli della tua gente e della tua patria. Forse no. In ogni caso, entrambe riceveranno la nostra protezione.

Pronunciate quella parole, Namor incrociò le braccia, osservando il suo interlocutore dall'alto con fare indagatorio, come se attendesse una qualche stranezza da parte sua.
Quale che fosse il fine di Loki ciò che contava era soccorrere Asgard nel momento del bisogno. Una fiamma da tempo sopita nel cuore del sovrano si riaccese sfavillante e pura. Era la sua sete di giustizia. Tutti i suoi dubbi, tutta la sua rabbia...in un attimo scomparvero. Per la prima volta dopo anni sentì di avere fra le mani la chiave del suo animo e di essere in grado di scegliere il giusto sentiero.
 
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